Crackers Gluten free con Farina di Ceci e Semi di Sesamo

– da  https://www.fitwithfun.it/crackers-gluten-free-con-farina-di-ceci-e-semi-di-sesamo/

Ingredienti: (per circa 15 Crackers da 10 g circa ciascuno)

  • 100 g di Farina di Ceci
  • 15 g di Semi di Sesamo
  • 1 cucchiaio di Olio di cocco o di semi (circa 7 g)
  • ½ cucchiaino di lievito (circa 4 g)
  • 40 g di acqua
  • ½ cucchiaino di sale integrale
  • Q.b. origano, timo, rosmarino o semi vari per decorare (facoltativi)

Procedimento:

Preriscaldare il forno a 200º.

In una ciotola unite prima gli ingredienti secchi: farina di ceci, sale, lievito e semi di sesamo.

Aggiungere l’olio e poi l’acqua a poco a poco.

Amalgamare per bene poi passare su un piano di lavoro infarinato, impastare e stendere con un mattarello.

Tagliate i crackers, i miei sono 6×8 cm.

Ricoprite una teglia con carta forno, adagiatevi sopra i crackers e guarnite a piacimento.

Infornate per 8/10′.

 
 

Pancakes – Ricetta nutrizionalmente migliorata e semplificata per una facile esecuzione

Ingredienti:

  • 1 Uovo o 60 gr di Albume (per la versione senza uova si rimanda di seguito)
  • 2 cucchiai abbondanti di Yogurt magro al naturale o di Yogurt greco al naturale (per la versione senza derivati del latte si rimanda di seguito)
  • 3 cucchiai abbondanti di Farina integrale (ad es. farina d’avena o farina integrale di grano tenero o farina di quinoa – per la versione senza glutine, che è possibile associare a quella di grano saraceno)
  • ½ cucchiaino di Bicarbonato
  • Scorza grattugiata di Limone biologico e/o Vaniglia naturale.

Procedimento:

Unire all’Uovo i due cucchiai di Yogurt e mescolare adeguatamente con una forchetta, fintanto che il composto non risulterà omogeneo. A questo punto aggiungere gli aromi che si preferiscono ovvero la scorza del Limone 🍋 grattugiata e/o l’estratto di Vaniglia naturale. Aggiungere anche, i 3 cucchiai di farina setacciata ed il Bicarbonato. Continuare a mescolare con una forchetta, fintanto che il composto risulterà liscio e senza grumi. Contemporaneamente, scaldare una padella antiaderente abbastanza capiente, sulla quale ho precedentemente versato un filino di Olio cosparso e asciugato con scottex.

Versare il composto (2 cucchiai circa per ogni pancake), nella padella calda; girare dopo circa due minuti o comunque, quando inizio ad osservare la formazione di piccole bolle sulla superficie. E Lasciar cuocere per altri 2 minuti. I pancakes, così realizzati (circa 4 o 5 – da 40-50 gr ognuno), possono essere conservati in frigo per tre giorni ma si prestano anche per essere congelati.

N. Nella versione senza uova, è possibile sostituirlo con circa 50 gr di acqua, lasciando invariati gli altri ingredienti, per tipologia e quantità.

Nella versione senza derivati del latte, è possibile sostituire lo yogurt, con circa 40-50 gr di acqua.

Se la necessità è quella di ottenere un pancake senza Uova e senza Yogurt, procederò utilizzando circa 100 gr di acqua (che potrei anche aromatizzare con la tisana preferita oppure sostituire parte dell’acqua con Purea di frutta, per conferire sapore). Quest’ultima variazione mi porterà ad ottenere un Pancake senz’altro più digeribile, ma con un Indice glicemico sicuramente più alto; posso bilanciare il tutto con la scelta di una farina integrale e proteica, come ad esempio quella d’avena.

 
 

L’importanza dell’educazione alimentare nei bambini

Impartire un’educazione alimentare ai propri figli è importante quanto dare un’educazione comportamentale. Ciò che i nostri figli impareranno dal nostro insegnamento sarà in grado di condizionare e se siamo stati capaci, di facilitare la loro vita futura.

Per fare in modo che i nostri bambini capiscano l’importanza delle loro piccole-grandi scelte alimentari, noi genitori in primo luogo, dobbiamo capire come saperli guidare, nella scelta per loro più vantaggiosa. Una volta fatto questo, dobbiamo avere piena fiducia nella loro capacità di comprensione, nella loro intelligenza e flessibilità.

Un genitore deve sapere che l’alimentazione di suo figlio può condizionare non solo il suo corretto accrescimento fisico e cognitivo ma anche la sua capacità di reagire efficacemente agli agenti patogeni (virus e batteri).

Solo per fare un esempio, l’eccessiva assunzione di zuccheri raffinati non è solo correlata alla carie dentale e all’obesità infantile ma ci sono relazioni dirette anche con la mancanza di capacità di concentrazione dei bambini, con l’iperattività, con gli squilibri intestinali e la debilitazione del sistema immunitario.

I nostri figli sono sorprendenti in quanto a capacità di apprendimento, a patto che l’argomento gli venga proposto tenendo conto della loro indole, delle loro predisposizioni e dei loro “piccoli” interessi. Inoltre, affrontare l’argomento attraverso GIOCO e DIVERTIMENTO – le loro attività preferite – può garantirci il successo.

Come a scuola, l’argomento va riproposto periodicamente, spiegando loro (all’infinito se necessario), quali alimenti scegliere e perché, quanto e come mangiare. E dando loro sempre spiegazioni chiare, oneste e convincenti.

 
 

Patologie infiammatorie croniche e alimentazione tra le strategie per la cura del dolore.

Negli ultimi anni, studi scientifici hanno dimostrato che l’alimentazione rappresenta un’importante strategia da adottare, nella cura di alcune patologie croniche infiammatorie come Fibromialgia, Artrite reumatoide, Tiroidite di Hashimoto (solo per citarne alcune). In questi studi, pazienti affetti da patologie autoimmuni trattati con un’alimentazione specifica, in aggiunta ai consueti presidi terapeutici, hanno riportato una maggiore riduzione del dolore e una remissione dei sintomi legati alla malattia.

Per capire meglio la relazione che esiste tra le patologie citate e l’alimentazione è necessario scendere più nel dettaglio. La maggior parte delle persone affette da queste patologie, presentano anche disturbi gastrointestinali (come, ad esempio, Sindrome del colon irritabile o Disbiosi intestinali) e contemporaneamente hanno una maggiore predisposizione a sviluppare altre malattie autoimmuni che interessano l’intestino (Morbo di Cröhn, Rettocolite ulcerosa, Celiachia). Tutto questo è riconducibile al fatto che la nostra alimentazione influenza strettamente i batteri intestinali e questi convivono e interagiscono con le cellule del nostro intestino e proprio quest’ultimo è una delle sedi principali del nostro sistema immunitario. L’argomento merita ancora studi che approfondiscano e chiariscano meglio le dinamiche implicate, comunque, quello di cui attualmente si è certi è che uno squilibrio cronico della flora intestinale può portare a risposte infiammatorie ed immunitarie alterate e se presente una predisposizione genetica, può verificarsi l’insorgenza di patologie autoimmuni.

L’alimentazione quindi in associazione ai presidi terapeutici, avrebbe non solo un ruolo importante nel ridurre e tenere sotto controllo i sintomi della malattia ma anche quello di scongiurare l’insorgenza di altre patologie correlate.

Un’alimentazione terapeutica specifica, deve avere proprietà antiinfiammatorie, prevedere quindi l’inserimento di cibi non processati, di alimenti ricchi in omega 3, in polifenoli ed altri importanti antiossidanti, contemporaneamente deve prevedere l’esclusione di altri alimenti che promuovono l’infiammazione e la disbiosi intestinale come ad esempio gli zuccheri raffinati, il latte e i suoi derivati, additivi e coloranti alimentari, dolci industriali, glutammato di sodio, cloruro di sodio.

L’alimentazione in sinergia con altri trattamenti deve rappresentare un’importante strategia da mettere in atto per la cura di queste patologie.

Dott.ssa Alessia Massimi

Biologo Nutrizionista

 
 

Gli Alimenti più ricchi di ferro da fonti vegetali

L’assimilazione del Ferro, soprattutto in alcune condizioni, quali ad esempio l’intensa attività sportiva e le donne in età fertile, è necessario introdurre con la Dieta una quantità adeguata di Ferro alimentare, che non dovrebbe essere inferiore ai 30 mg di Ferro giornalieri. I diversi tipi di carne presentano caratteristiche nutrizionali diverse e concentrazioni di Ferro più o meno elevate, ciò che maggiormente le accomuna è il fatto di contenere un Ferro facilmente assimilabile (Ferro-Eme). Anche molti alimenti di origine vegetale sono ricchi in Ferro ma il Ferro in essi contenuto non è altrettanto assimilabile; per renderlo tale, cioè per consentirne l’assorbimento, occorre assumere questi alimenti (riportati nell’ Immagine), in associazione con la Vitamina C, presente in agrumi, uva, kiwi, peperoni, pomodori, cavoli, broccoli, lattuga. Sono ottime abitudini quindi, quelle di condire la verdura con il succo di limone, associare la Rucola al Pomodoro, associare i legumi al pomodoro e consumare Frutta Secca. Al contrario della Vitamina C, i Tannini (presenti in Té, caffé, cioccolato, vino) e le Fibre alimentari presenti nei Cereali integrali, limitano l’assimilazione di questo metallo essenziale.

Dott.ssa Alessia Massimi – Biologo Nutrizionista

 
 

La Vitamina B12 (o cianocobalammina)

è una molecola che viene sintetizzata esclusivamente da microorganismi presenti nel suolo e da alcuni microorganismi costituenti la nostra flora intestinale, mentre gli esseri umani nonché gli animali non sono in grado di sintetizzarla. Le attuali norme di igiene comune ci impongono di lavare accuratamente la frutta e la verdura che arrivano sulle nostre tavole, anche perché queste potrebbero veicolare non solo vitamina B12 ma anche microorganismi patogeni e pesticidi, mentre per quanto riguarda la vitamina B12 prodotta dalla nostra flora intestinale, solo in parte viene recuperata dal nostro organismo, la restante parte viene eliminata tramite le feci. Anche tale fonte, risulta insufficiente a coprire il nostro fabbisogno di B12, è necessario dunque assumerla attraverso l’alimentazione. Questa
vitamina è presente in diverse concentrazioni, in alimenti di origine animale, come: Pesce, Carne, Uova, Latticini. Gli animali concentrano questa molecola nei loro tessuti attraverso l’assunzione di alimenti
vegetali “sporchi”, venuti in contatto con il suolo e non sterilizzati. Negli ultimi anni, data la consapevolezza acquisita sull’importanza della vitamina B12 per la nostra salute, si tende ad integrare quest’ultima nei mangimi animali. Infatti in essi viene addizionata vitamina B12 ottenuta mediante processi chimici.
Affinchè venga assorbita dal nostro intestino la B12, deve anzitutto essere “liberata” a livello gastrico, dalle molecole di cui è costituito l’alimento, poi trasportata ed infine deve formare un complesso con un’altra molecola, l’apoeritrina che ne consente l’assorbimento intestinale. Una volta entrata nel nostro circolo ematico viene trasformata in cobalammina, la quale possiede molteplici azioni biologiche: agisce come fattore di accrescimento, interviene sulle sintesi del DNA, consente la formazione dei globuli rossi e
permette il nutrimento del tessuto nervoso. Infatti, una carenza di vitamina B12 protratta nel tempo può determinare gravi conseguenze come ad esempio: la riduzione della produzione di globuli rossi, il danneggiamento del sistema nervoso con conseguente insorgenza di problemi psichici, depressione, distrurbi della memoria, formicolii su braccia e gambe, stanchezza cronica e facile affaticabilità. Purtroppo, nel momento in cui insorgono segni di carenza da vitamina B12 i danni perpetuati soprattutto a carico del sistema nervoso potrebbero essere irreparabili.
La carenza può verificarsi quando si segue un’alimentazione latto-ovo-vegetariana o vegana senza l’opportuna integrazione di questa vitamina ma sempre più spesso tale carenza si riscontra in soggetti
onnivori che presentano però un ridotto assorbimento a livello intestinale. Le cause del malassorbimento possono dipendere da diversi fattori, quali: abuso di alcool, caffè, fumo, stress e assunzione prolungata di farmaci inibitori della pompa protonica. Inoltre, si è potuto verificare che dopo i 50 anni sempre più persone possono andare incontro a malassorbimento e carenza di tale vitamina.
Paradossalmente può essere altrettanto frequente trovare una carenza di vit B12 in soggetti onnivori rispetto ai vegetariani.
Questo perché, generalmente chi segue un’alimentazione vegetariana sa di poter incorrere in un’ipovitaminosi, quindi esegue dosaggi periodici di vitamina B12 e si avvale dell’integrazione;
mentre gli onnivori potrebbero ignorare un possibile malassorbimento di questo essenziale micronutriente.
Il dosaggio della vitamina B12 a livello ematico dovrebbe essere accompagnato da un marcatore dei depositi tissutali di B12 quale l’Omocisteina. Nei casi di carenza si deve ricorrere a somministrazione
sublinguale o parenterale di vitamina B12 estratta possibilmente da fonti naturali , i batteri.
Sono state considerate anche fonti alternative di vitamina B12 come le alghe e i funghi, i quali però possiedono forme analoghe di questa molecola che possono addirittura competere con la forma biologicamente attiva della vitamina B12.

 
 

I rischi connessi all’Ipercolesterolemia

Il colesterolo è una molecola importante per il nostro organismo, è un grasso appartenente alla classe degli steroli che svolge nel corpo funzioni essenziali. Infatti è un importante costituente di membrane cellulari e
nervi, è un precursore degli ormoni sessuali testosterone e progesterone, coopera con altre molecole al corretto sviluppo embrionale, è precursore della vitamina D e degli acidi biliari, lega e rende inattive alcune
sostanze tossiche per il nostro organismo.
Affinché iI colesterolo continui a rappresentare un elemento utile e funzionale nel nostro corpo, deve essere presente nella giusta concentrazione. Infatti, quando i depositi cellulari di colesterolo si avvicinano a saturazione, questo inizia a concentrarsi nel sangue e in questo caso rappresenta un forte rischio per l’integrità e il buon funzionamento delle nostre arterie.
Il colesterolo per essere trasportato nel sangue necessita di molecole chiamate lipoproteine (che conosciamo con le sigle LDL e HDL). Le LDL, sono le lipoproteine incaricate del trasporto del colesterolo dal
fegato alle varie cellule del corpo. Se queste trovano delle cellule già sature di colesterolo iniziano a concentrarsi nel sangue e a depositarsi sulle pareti dei vasi. Le HDL, svolgono invece un’attività opposta rispetto alle LDL, prelevando il colesterolo dai tessuti e trasportandolo, attraverso il sangue, fino al fegato, dove verrà riutilizzato per la produzione di acidi biliari ed eliminato, in buona parte attraverso le feci.
Quindi l’HDL svolge per così dire un ruolo di riciclo del colesterolo, consentendone il “riuso” e la rimozione degli eccessi. Per questo motivo l’LDL viene considerato il cosiddetto “colesterolo cattivo” ed il suo livello
ematico non dovrebbe mai superare i 150 mg/dl mentre l’HDL è conosciuto come “colesterolo buono”.
Quindi, quali sono i livelli ottimali di colesterolo nel sangue?
Il colesterolo totale deve restare al di sotto dei 220 mg/dl, l’LDL non dovrebbe superare i 100 mg/dl, l’HDL deve essere maggiore di 40 mg/dl. Vi sono però alcune condizioni (o fattori di rischi) che rendono le arterie
più vulnerabili ovvero più soggette alla deposizione di colesterolo sulle proprie pareti e quindi più soggette alla formazione di lesioni. Questi fattori di rischio sono l’Ipertensione, il Fumo, il Diabete e l’Iperomocisteinemia. In questi casi, occorre rivalutare il livello massimo di LDL nel sangue che va portato al di sotto dei 70 mg/dl per limitare al minimo l’insorgenza di aterosclerosi.
Ma quali sono i rischi concreti connessi all’ipercolesterolemia?
La deposizione di colesterolo sui vasi può portare alla formazione di Placche aterosclerotiche (o Ateromi) e alla condizione di Aterosclerosi. Quando il colesterolo si deposita sulla parete interna delle nostre arterie,
se non opportunamente rimosso, può lesionarle provocando il richiamo di cellule deputate al risanamento del vaso, l’attività di queste cellule porta alla formazione di tessuto cicatriziale si generano così delle formazioni definite “placche aterosclerotiche” (o ateromi), costituite prevalentemente da grasso e tessuto cicatriziale; le placche aterosclerotiche possono ridurre anche considerevolmente il lume dei vasi, ostacolando il flusso sanguigno. L’arteria interessata inoltre, perde elasticità e resistenza, portando alla
condizione di aterosclerosi (una condizione nella quale il nostro corpo può reagire in maniera fatale agli sbalzi pressori). Inoltre, se la placca è instabile, può rompersi e lasciar fuoriuscire il suo contenuto, generare
un trombo in grado ostruire l’arteria e provocare gravi danni a tessuti e organi circostanti.
E’ importante quindi contrastare seriamente l’ipercolesterolemia con un’alimentazione corretta e ben bilanciata e con uno stile di vita dinamico.


Dott.ssa Alessia Massimi – Biologo Nutrizionista

 
 

Consigli alimentari per un sistema immunitario “forte” e per sentirsi bene durante la quarantena

Adottare un’alimentazione più equilibrata e consapevole in questi giorni di quarantena contribuirà a
mantenere il nostro corpo in salute e ci permetterà di reagire al meglio nei confronti delle aggressioni
esterne. Ogni giorno possiamo fare scelte alimentari che rendono il nostro sistema immunitario (il più
importante sistema di difesa che abbiamo) più forte e in grado di reagire efficacemente nei confronti dei
patogeni con cui possiamo venire in contatto e perché no… anche nei confronti del Coronavirus.
Riporto qui di seguito alcuni consigli sia alimentari che comportamentali, che applicati giornalmente
portano a comprovati e duraturi benefici per la nostra salute:

  • assumere quotidianamente alimenti fermentati come ad esempio Kefir, Aceto di mele, Verdure
    fermentate. Gli alimenti fermentati mantengono in salute il nostro intestino promuovendo un ottimale
    equilibrio della flora intestinale, questo porta al buon funzionamento del sistema immunitario e al corretto
    assorbimento dei nutrienti;
  • assumere quotidianamente alimenti freschi e crudi contenenti alte concentrazioni di vitamina C, come ad
    esempio Kiwi, Agrumi, Fragole, Papaya, Ribes nero, Prezzemolo, Peperoncino, Peperoni, solo per citarne
    alcuni. Questi alimenti andrebbero consumati freschi e crudi in quanto la vitamina C si degrada facilmente
    con il calore e con i processi di trasformazione e conservazione;
  • esporsi quanto più possibile, sia in termini di tempo che di superficie corporea alla luce solare, in quanto
    questo promuove la bio-sintesi della vitamina D, altro elemento fondamentale che determina il buon
    funzionamento delle cellule del sistema immunitario. Sotto questo aspetto è possibile fare molto anche
    assumendo frequentemente alimenti contenenti un buon quantitativo di vitamina D, ovvero Salmone,
    Sgombro, Trota, Tonno, Funghi, Uova, Cereali integrali per la colazione fortificati con vitamina D;
  • ridurre al minimo gli zuccheri semplici raffinati, rispettando alcune semplici regole: non consumare dolci
    industriali, utilizzare zucchero grezzo di canna nella preparazione di dolci “fatti in casa” e del miele “grezzo”
    per dolcificare The, Tisane, Kefir e Yogurt;
  • per la preparazione di pane, pizza, dolci, sostituire le farine raffinate (ovvero quelle con dicitura “00”) con
    farine integrali o semi-integrali (con dicitura “tipo 2”), contenenti fibre e minerali entrambi importanti per il
    buon funzionamento del sistema immunitario;
  • inserire quotidianamente alimenti ricchi in Omega-3, nutrienti con caratteristiche protettive e
    antinfiammatorie che il nostro corpo non è in grado di bio-sintetizzare. Tra i principali alimenti ricchi in
    omega 3 troviamo il pesce, ma anche i Semi (semi di lino, semi di zucca, di girasole, semi di chia) e la frutta
    secca (mandorle, noci, anacardi, ecc.);
  • assumere quotidianamente alimenti contenenti buone quantità di antiossidanti ovvero Frutta fresca e
    Verdura cruda. Un appunto particolare va fatto per il Resveratrolo un potente antiossidante contenuto
    nell’uva per il quale recentemente sono state scoperte forti proprietà antivirali. Le alte concentrazioni alle
    quali il resveratrolo svolge questa sua attività comporta però la sua assunzione mediante integratori.
  • iniziare la giornata all’insegna del benessere praticando un’attività fisica regolare, adatta al proprio stato
    fisico.


    Dott.ssa Alessia Massimi – Biologo Nutrizionista